Lui & Lei
IL MIO REGALO DI COMPLEANNO

07.07.2025 |
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"Rimasi per un attimo sorpreso dalla cosa e, appena mi ripresi, la vidi che già si era appoggiata con le mani ad uno scoglio girandomi le spalle..."
Sono passati tanti anni da quel giorno, ma ancora ricordo con piacere quel periodo felice in cui, io e la mia Elena, eravamo in pieno idillio. Era il 1983 e volevamo festeggiare i miei primi 38 anni in maniera stuzzicante.– “È il tuo compleanno amore, cosa vuoi che faccia per te questa sera?”, mi guardava con uno sguardo complice. Per un attimo mi chiesi se la richiesta fosse più per la mia o per la sua soddisfazione.
– “Questa sera andiamo fuori a cena. Minigonna, canotta e niente sotto…”, mi si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio: “va bene… sono già eccitata…”,
Iniziò a baciarmi il collo nel frattempo mi prese la mano e la guidò fin dentro i suoi slip. Iniziai ad accarezzarle il pelo, scesi più giù con un dito: era bagnatissima. Il mio dito scivolò dentro come nel burro. Continuava a baciarmi il collo, ansimando… sbrodolando…
Continuai a sditalinarla, strusciando il cazzo durissimo sulle sue cosce. Finalmente mise anche la sua mano sulla mia patta, sbottono i pantaloni ed iniziò ad accarezzarmi il cazzo da sopra gli slip. Non avevo molta autonomia, ero eccitatissimo. Sentire il rumore liquido che le mie dita producevano dentro la sua fica bagnata, mi eccitava da morire. La sua mano ormai mi stava masturbando oscenamente senza entrare negli slip. Quando finalmente arrivò a prendermelo, sborrai copiosamente sulla sua mano. Appena riaprii gli occhi la guardai, anche lei era sul punto di venire, si leccò le dita sporche del mio sperma, avidamente, come se stesse mangiando il più delizioso dei pasti e ansimando venne. La mia mano fu invasa da liquidi caldi. Appena la tirai fuori, mi pervase l’odore inebriante della sua fica che respirai a pieni polmoni, prima di mettermi in bocca le dita pregne dei suoi umori.
Ci baciammo con trasporto, spingendo con foga le nostre lingue nella bocca dell’altro. La serata non era ancora iniziata, ma aveva già preso un’ottima piega. Verso le 20:00, mia moglie era pronta per uscire. La attendevo in soggiorno. Uscì dalla camera da letto, con incedere lento: voleva essere guardata. Non era vestita in maniera vistosa, d’altra parte saremmo andati in pizzeria, niente di chic per questa sera. Minigonna di jeans e canotta non troppo sbracciata né trasparente. Ma io sapevo che sotto quegli abiti innocenti non c’era assolutamente nient’altro! Indossava un paio di sandali a tacco e già me la immaginavo completamente nuda con addosso solo quelli.
Le andai incontro e la accolsi, abbracciandola e abbassandomi con il viso fino all’altezza delle sue sode e generose tette, strofinando le labbra in corrispondenza dei capezzoli. Si inturgidirono puntando con prepotenza nella stoffa della canotta. Le cinsi con le mani le cosce e andai su verso il suo splendido culo. Lo afferrai riempendomene le mani e le allargai maliziosamente le natiche. Poi con una mano passai davanti e le accarezzai il pelo, scendendo un po’ col viso e immaginandomi di sentirne l’odore. “Hei! Non vorrai far tardi a cena!”, si divincolò e mi precedette verso la porta d’uscita. Vicino alla porta c’era uno specchio. Si guardò e si sistemò un po’ i capelli. Poi, gonfiando il petto per mettere in evidenza i capezzoli turgidi mi disse:
– “Guarda che hai combinato! Non posso uscire così!”,
– “perché no?”, le risposi ridendo sotto i baffi,
– “ah si? Adesso ti faccio vedere…”, mi venne incontro, mi si inginocchiò davanti, sbottonandomi i pantaloni e prendendolo in bocca. Iniziò a spompinarmi, accarezzandomi le palle. Se inizialmente non era ancora in erezione, ben presto divenne durissimo, crescendo nella sua bocca. Andò avanti per un po’ fino al momento in cui capì che stavo per raggiungere il culmine. A quel punto smise il suo sapiente lavoro e sorridendo mi disse: “bene, adesso chiuditi i pantaloni ed usciamo! Così vediamo se ti vergogni”.
In effetti faticai a riabbottonarmi, tanto ce l’avevo duro e, una volta fatto, era evidente che non avessi in tasca il cellulare… «Beh” … non è proprio la stessa cosa, che si intravedono un po’ i capezzoli o andare in giro con cazzo duro!», ed uscimmo così. Tutto sommato andò bene, dal momento che non incontrammo nessuno, nel tragitto casa, macchina. Saliti in auto, partimmo ed io non potevo fare a meno di pensare alla sua figa, al suo culo, non trattenendo la voglia di palparla ovunque. Mi aveva fatto proprio un bello scherzetto! Ero arrapato da matti. Lungo il tragitto le accarezzai la gamba, dal ginocchio alla coscia e poi su verso l’inguine. Toccai l’inguine nudo, andai verso il basso ventre a rasentare il pelo. Il cazzo sembrava scoppiarmi. Lei mi ci mise su una mano, per contraccambiare le mie attenzioni. Io andai diretto verso le grandi labbra, le penetrai. Lei allargò le gambe e si lasciò un po’ scivolare sul sedile. Socchiuse gli occhi ansimando lievemente. Era bagnata. Mi slacciò la cerniera dei pantaloni ed entrò con la mano negli slip. Me lo tirò fuori e lo impugnò stringendolo forte.
«Lo voglio», disse, «appena puoi accosta». Girai in una stradina di brecciolino, dopo qualche centinaio di metri, mi fermai nascosti da un gruppo di alberi. Per fortuna iniziava ad imbrunire. Reclinò il sedile e, allargando le gambe da gran porca, mi intimò di leccargliela. Non me lo feci ripetere due volte. Sprofondai con la lingua, la bocca ed il naso, leccando, succhiando e sbavando senza controllo. Lei dava delle spinte come se volesse essere penetrata dalla mia lingua. Ad un certo punto si tirò su, reclinò il mio sedile, mi fece sdraiare e mi montò sopra. Si infilò il cazzo nella figa fradicia, che entrò senza nemmeno cercare e cominciò a cavalcarmi. Si sfilò la canotta, liberando le sue tette sode. Presi in bocca un suo capezzolo, ciucciandolo con vigore. Intanto con le mani le allargavo le natiche. Le infilai in dito nel culo ed iniziai ad accompagnare i suoi movimenti, spingendo il dito nel buco. «Scopami! Scopami! Porco!!», ansimando, venne cavalcandomi ad un ritmo forsennato. Io orami avevo allentato ogni freno e sborrai copiosamente nella sua fica. Si accasciò su di me e rimanemmo immobili qualche minuto. Fu lei a rompere il silenzio:
– “Questa idea di uscire con niente sotto è troppo arrapante. Non siamo nemmeno arrivati alla pizzeria che già siamo venuti 2 volte. Buon compleanno amore”, mi baciò,
– “comunque vada il resto della serata, è già stata un successo”. Ancora non sapevo che non sarebbe finita lì.
La cena in pizzeria passò tranquilla. Indubbiamente i due episodi precedenti della serata ci avevano un po’ smorzato l’eccitazione. Non perdemmo comunque l’occasione per alcuni giochetti. Ogni tanto facevo cadere la forchetta sotto il tavolo e mi chinavo per raccoglierla. Mia moglie, che conosceva le regole del gioco, appena sotto, allargava le cosce tanto da permettermi di sbirciare ed intravedere il pelo. A volte scendeva con una mano e mi offriva una visione più completa allargandosi le grandi labbra con la mano. Ma a parte queste piccole trasgressioni, chiacchierammo amabilmente del più e del meno.
Dopo cena decidemmo per una passeggiata in riva al mare. La serata era tiepida, ideale per una camminata vicino all’acqua. Ci fermammo un po’ di fronte al mare, la abbracciai da dietro, le cinsi la vita, sentendo i suoi seni poggiare sulle mie braccia ed iniziai ad accarezzarle i fianchi e la pancia. Salii verso i seni riempendomi la mano destra di una tetta e godendone la consistenza. Avvertii il capezzolo già turgido, anche per il vento fresco che si era levato dal mare. Le baciai delicatamente il collo, lambendo il lobo dell’orecchio. Lei spinse un po’ indietro il sedere e lo strusciò sul mio basso ventre. Con la mano sinistra scesi verso la coscia e mi infilai sotto la gonna. Insinuai il dito verso le grandi labbra beandomi della sensazione del pelo morbido lungo il palmo della mia mano. Si girò verso di me, mi baciò sulla bocca e mi propose di spostarci verso gli scogli più avanti.
Ci avviammo tenendoci per mano. Arrivati nella zona da lei indicata, aprì la borsetta e mi porse la macchina fotografica con un malizioso sorrisetto. Rimasi per un attimo sorpreso dalla cosa e, appena mi ripresi, la vidi che già si era appoggiata con le mani ad uno scoglio girandomi le spalle. Si sollevò un po’ la gonna e mi offrì un eccitante quadro del suo culo, semicoperto dalla gonna. Non indugiai ulteriormente ed iniziai subito a fare i primi scatti. Come se fosse una modella professionista, cambiava disinvoltamente posa, ogni tanto si girava verso di me, mi sorrideva, si tirava su la gonna, si accarezzava le natiche. Ci prese sempre più gusto e da pose sexy da calendario, iniziò ad assumerne di più esplicite. Si mise a sedere su uno scoglio, allargò le gambe spudoratamente ed iniziò ad accarezzarsi la figa. Io continuavo a fotografare, zoomavo, allontanavo, cambiavo posizione.
Mi sdraiai vicino a lei per fotografare con prospettiva dal basso. Si alzò in piedi sopra di me, con un piede alla mia destra ed uno alla mia sinistra. Continuavo a fotografare tra le sue gambe. Lei si tirò su la canotta offrendomi come soggetto le sue tette sode e rotonde che troneggiavano sul suo busto. A questo punto mi alzai, la feci sedere e offrii a lei la macchina fotografica. Seduta sullo scoglio le allargai le gambe e iniziai a leccare mentre lei mi fotografava. Con la mano sinistra tenevo allargate le labbra attorno al clitoride, con la lingua leccavo con delicatezza e con la mano destra iniziai a penetrarla. Dimostrò di apprezzare il trattamento e, dopo una decina di scatti, lasciò cadere la macchina fotografica ed iniziò ad accarezzarmi la testa, spingendola contro il suo basso ventre, invitandomi ad invigorire il massaggio. Si alzò in piedi e lasciò che in ginocchio continuassi a leccarla. Senza farmi interrompere il trattamento, si girò facendosela leccare da dietro. Mi offrì la possibilità di leccarle anche il buco del culo e, una volta ben lubrificato, cominciai a penetrarlo con un dito. Mi si sedette letteralmente in faccia invitandomi a sdraiarmi di nuovo. Mentre ero sdraiato, lei era quasi seduta con culo sulla mia faccia e, sporgendosi in avanti, mi sbottonò i pantaloni. Iniziammo un bellissimo 69. Io ormai ero completamente assorbito dal suo culo che mi avvolgeva, con le mani allargavo il più possibile le natiche, affondavo la mia lingua nella figa aperta e bagnatissima. Leccavo anche il buco del culo e con il dito osavo andare sempre più dentro. Era tutto così morbido, così caldo, così rotondo! Intanto avvertivo il suo spompinare ritmico ed il rumore delle sue labbra che scivolavano sul mio glande. Il gioco finì quando lei decise di girarsi ed impalarsi sul mio cazzo ormai durissimo. Entrai dentro tutto, iniziai a stantuffare con foga con lei che non era da meno e, seguendo il mio ritmo, mi cavalcava con trasporto. Sborrai nel momento stesso in cui lei iniziò ad ansimare profondamente, travolta dall’orgasmo.
Appena rialzata la feci sedere nuovamente sullo scoglio con le gambe larghe e feci qualche primo piano della fica sporca di sperma colante. Dopo un po’ ci risistemammo, dando un’occhiata in giro per essere sicuri di non essere stati visti. Appagati, tornammo a casa e prima di andare a letto riguardammo le foto fatte, scherzando tra di noi. Non riuscirò mai a ringraziarla abbastanza per il fantastico compleanno passato.
Magari per il suo mi inventerò qualcosa…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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